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Non esiste lotta LGBTQ+ senza lotta all’abilismo

Comincia oggi una collaborazione con la rivista Intersezionale, che mi porterà a scrivere una volta al mese di intersezioni LGBTQ+ e malattia, disabilità e corpi non conformi.

Il progetto di Intersezionale è molto coraggioso, anzi, quasi audace: si propone di portare insieme, in dialogo, voci differenti che ragionano su che cosa significa tessere legami intersezionali e andare al fondo delle cose.

Il primo articolo non poteva non ragionare su un tema importantissimo emerso tante volte nel corso della ricerca e negli spazi politici attraversati in questi anni: i legami tra lotte LGBTQ+ e lotte antiabiliste.

Comincia così:

“Questo 2020 ha portato una cosa buona: il termine “Abilismo” è entrato nel dizionario Treccani. Anche se è indicato come neologismo, l’abilismo esiste e circola già da tempo come versione italiana dell’inglese “ableism”. Sempre nel 2020, in extremis, nella legge Zan, alle misure di prevenzione e contrasto delle discriminazioni e violenze legate a genere e orientamento sessuale è stata aggiunta anche la disabilità.

Ovviamente, nè la legge Zan nè la Treccani sono in sè parametri attraverso cui giudicare dove stiamo andando dal punto di vista sociale: sono però passaggi che forse indicano che qualcosa sta cambiando. L’abilismo è ora perlomeno nominato: e l’avere un nome è un primo passo importante per creare rivoluzioni.”